La difficile arte dell’equilibrio
In bilico. “Si sta come, d’autunno, sugli alberi, le foglie” ha scritto Giuseppe Ungaretti, affrescando in maniera irripetibile la condizione dell’uomo, aggrappato all’albero della vita e sempre alla ricerca di un equilibrio che gli permetta di restare lì attaccato e non essere preda del vento, della pioggia, scagliato a terra o lontano nel cielo dalle intemperie. Una catechesi “Tra gli opposti nella vita” non poteva che partire dalla forza che consente all’umanità di ergersi, ancora in piedi sia pure traballante, nella mischia tra questi contrari e contrasti. «Noi – afferma don Stefano Cerri, chiamato ad aprire il ciclo di conferenze – abbiamo quotidiana esperienza della diversità, ma siamo portati a sperare almeno nell’unificazione dei diversi, certo non come omologazione. Nella Genesi Dio afferma “non è bello che l’uomo sia da solo”, voglio fare per l’uomo una diversità, la donna; ecco due lembi di una ferita che Dio ha voluto formare come unità. Qui sta il fondamento teoretico e biblico dell’equilibrio. Prima di affrontare i sei contrasti della vita a cui saranno dedicati i prossimi incontri, è giusto che si parta dall’equilibrio».
E che si tenti di capire cosa sia l’equilibrio, essenziale pur non essendo neppure considerato una virtù cristiana. «Non è una virtù – spiega don Cerri – è piuttosto un atteggiamento che né si fa né si inventa; non è un dovere, ma una disposizione, una risorsa che serve a tutto. Non è un optional, senza equilibrio anche la virtù può risultare negativa. Non è virtù eppure è la virtù primordiale». Primordiale, ma scomoda verrebbe da pensare, soprattutto considerando che «la filosofia cristiana ha dedicato poco all’equilibrio, preferendo a volte l’eccesso, al contrario della scuola stoica che ha uno dei suoi massimi esponenti in Marco Aurelio, il quale ha lasciato pagine stupende in proposito». Questo nonostante Dio sia «architetto e promotore di equilibrio» e nonostante i testi sacri e le riflessioni dei santi diano spazio all’arte suprema di saper bilanciare gli opposti. Don Stefano Cerri ne cita due, casualmente entrambi chiamati “Cantici”, uno il Qoelet dell’Antico Testamento, l’altro quello “delle Creature” di san Francesco. «“Vanità di vanità” – dice don Cerri – ovvero ci vuole equilibrio per pareggiare ogni cosa. Tutto va visto come vanità, come equilibrio. C’è un tempo per nascere ed uno per morire, nessuno dei due è migliore dell’altro, per il cristiano la verità non deve avere picchi. Il Cantico delle Creature, in questo senso, è la “magna carta” dell’equilibrio trovato attraverso la fede». Il santo di Assisi descrive un bilanciamento dinamico, elementi e forze in azione che sarebbero contrastanti e che invece concorrono in una sola poesia a donare armonia, in maniera fluida. In fondo, passando dalla teologia e dalla poesia alla fisica, anche Einstein affermava che “la vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti” e, per tornare subito alla teologia, la Trinità è quanto di più dinamico si possa immaginare. Un cammino continuo, nella selva degli opposti, per ricongiungere i lembi di antiche e nuove ferite.