Gioia è andare incontro
Incontrare implica un movimento. La stessa etimologia del verbo implica un movimento “contro” qualcuno e non a caso si dice “andare incontro”. Per questo anche annunciare il Vangelo richiede un movimento, un andare incontro per trasmettere la Buona Novella. E’ la “trasformazione missionaria della Chiesa” di cui Papa Francesco scrive nel primo capitolo della Evangelii Gaudium (Eg). Don Giacomo Roncari, giovane sacerdote della diocesi di Milano, lunedì ha ripercorso la sua esperienza di missione per le strade del mondo. Letteralmente perché l’evangelizzazione non chiede di essere raccontata, ma testimoniata. «Parto – ha esordito – da Luca 14, la parabola del padrone che invita a cena e dei commensali che non si presentano. Le motivazioni per cui la gente non va al banchetto, dopo duemila anni, non sono cambiate. “Io ho delle cose da fare, anche la domenica. Se mi avanza tempo vengo”. Quelli che erano stati invitati, il riferimento era ai giudei, non sono voluti venire, il padrone chiede ai servi di andare per le strade e invitate i poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppi. La sala non si riempie e il padrone manda a cercare altre persone, lungo le siepi. Chi stava dietro le siepi? I ladri sono quelli che si nascondono. Si usa una parola molto forte nel Vangelo: “costringili” a entrare. Perché quel banchetto è troppo bello, è uno spettacolo d’amore del quale nessuno deve rimanere privo». Questa è l’immagine fondamentale dell’evangelizzazione di strada: «Il Papa – ha sottolineato don Roncari – ci insegna che se il Vangelo torna lì dove è nato, per strada, riacquista tutta la sua forza. Se il Vangelo rimane chiuso nelle nostre chiese, dentro i nostri oratori, prima o poi muore d’asfissia».
Conversione sulla via di Damasco
Quella del relatore non è una lezioncina teorica imparata a memoria, ma il frutto di una ricerca condotta sul campo per la propria tesi di laurea, dedicata appunto alla nuova evangelizzazione. Una tesi che si proponeva di contrastare questo metodo. «Quando ho iniziato la tesi – ha confidato il sacerdote – il mio obiettivo era contestare questo metodo di evangelizzazione». La situazione in realtà era diversa e per scoprirlo bastava uscire dall’aula. «La prima tappa del mio viaggio era Firenze, nella piazza di Santa Maria della Croce, che dalle 22 in avanti diventa la piazza dello spaccio fiorentina. Mi ero vestito come un giovane qualunque e aspettavo al varco questi “evangelizzatori”. Arriva una coppia di giovani, iniziano a parlarmi, io li incalzo e loro rispondono senza scomporsi. Non mi dicono subito “Gesù ti vuole bene”, ma dopo un po’ “c’è uno che ti aspetta, se vuoi te lo facciamo conoscere”. I ragazzi sono lì per il pub, la discoteca, la risposta ti aspetti sia zero, invece sono andato in chiesa e nell’arco della serata ho visto entrare e uscire 250 giovani. Nella basilica avevano preparato le luci, la musica, l’Eucarestia al centro della navata; proponevano di scrivere una preghiera. Alcuni non avevano ricevuto la cresima o il battesimo, ma stavano lì lo stesso. Ho visto litigare una coppia di giovani fidanzati perché lui voleva restare a pregare: in poco tempo ho saputo che entrato a far parte del gruppo e che anche la sua fidanzata lo ha seguito».
Del resto la strada l’ha indicata con chiarezza il pontefice nella Eg al paragrafo 23: «è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno».
Questione di numeri
Se al banchetto non partecipa più nessuno è necessario che i servi vadano per le strade a portare nuovi inviti. «Quest’anno – ha ricordato don Roncari – il cardinale di Vienna Christoph Shonbörn è venuto a Milano per parlare di nuova evangelizzazione. Ci ha raccontato che a Vienna ha solo il 2% di praticanti, così lui stesso in alcune occasioni si mette davanti alla stazione alle sei di mattina e augura una buona giornata alle persone, scambia qualche parola. E’ una bellissima figura di un cardinale che sta facendo uno sforzo per portare il Vangelo dove non è più gridato. Lui dice, se siamo il 2% questo 2% deve andare incontro al 98%». “Andare incontro”, perché «quando sono andato a incontrare le persone mi è stato detto “era ora che vi stanaste dalle vostre chiese. Noi siamo qua, non là”. Pensiamo a quanto le nostre comunità hanno quei difetti di cui scrive il Papa: si aprono solo in certe situazioni, indugiando perché prima occorre capire se ne vale la pena, con repulsione perché tanto quelli non capiscono niente, con paura perché non siamo arrivati a gustare quanto il Vangelo sia la bella notizia della nostra vita che non si può non comunicare».
E’ di nuovo papa Francesco ad ammonire al riguardo, quando al paragrafo 27 della Eg scrive «sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione». E ancora, paragrafo 33, «la pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità». Prima di lui, già Giovanni Paolo II aveva parlato di “sentinelle del mattino” e “nuova evangelizzazione”.
Il Vangelo è proprio per tutti
Don Roncari ripercorre la sua esperienza in Emilia Romagna, dove responsabile della Pastorale giovanile della diocesi di Ravenna, qualche anno fa ha allestito una chiesa gonfiabile vicino alla spiaggia. «A un certo punto vedemmo una guardia del corpo e timorosi le andammo a parlare. “Noi vogliamo solo invitarti perché c’è una persona che ti aspetta”. Gli chiesi “ma tu sei felice?”. Ci portò in un angolo buio della spiaggia, pensavamo ci volesse menare, invece quell’omone si mise a piangere e iniziò a raccontarsi. Da allora è diventato uno dei protagonisti della nuova evangelizzazione in quella diocesi. Noi ci crediamo che il Vangelo può cambiare il cuore delle persone?».
Per annunciare il Vangelo in un mondo nuovo, è la tesi del relatore, servono modi nuovi. «Nel modo tradizionale di fare pastorale, a cerchi concentrici, c’è “la parrocchia fontana del villaggio” di papa Giovanni XXIII e c’è l’immagine del buon samaritano che porta il ferito nella locanda. Nel 2014, alla luce della Eg, non possiamo fermarci alla locanda. Non è da buttare via, ma non possiamo impegnare il 98% delle nostre forze in quello. La logica non è buttiamo il vecchio, ma calcoliamo le nostre forze e investiamo nella nuova evangelizzazione, l’annuncio esplicito di Cristo Gesù morto e risorto, che arriva a dire io ho conosciuto Gesù e voglio presentartelo».